DIRITTO MINORILE: COSA SUCCEDE IN CASO DI MINACCE VIOLENTE PERPETRATE IN FAMIGLIA AI DANNI DI MINORI?
Il minore è una persona che, ad avviso del nostro sistema giudiziario, è particolarmente fragile e vulnerabile e, per tale ragione, viene tutelato, anche e soprattutto nei confronti di eventuali atti violenti eventualmente posti in essere nell’ambito familiare.
A tale scopo, ad esempio, non tutti sanno che i medici, che nell’esercizio della propria professione vengano a contatto con minori la cui situazione possa rappresentare sintomo di fatti criminosi perpetrati a danno di questi ultimi, hanno uno specifico obbligo di informazione e collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, se non vogliono incappare loro stessi nella commissione di un reato.
Il caso di cui vogliamo parlare in questo articolo e che ha visto impegnate gli avvocati Laura Girelli e Valeria Crivillaro, prende le mosse proprio da un procedimento avviato d’ufficio dall’Autorità Giudiziaria, nello specifico dalla Procura Minorile, a seguito di ingresso in pronto soccorso della madre di un minore di mesi 1, la quale denunciava ai medici che il padre, in occasione di un acceso litigio, avrebbe agito violenza nei suoi confronti mentre la stessa teneva in braccio il figlio della giovane coppia, in presenza della nonna materna del bambino.
A seguito della segnalazione della madre e della denuncia della nonna materna, la procura minorile, svolte sommarie indagini, ha ritenuto sussistessero i presupposti per emanare un provvedimento cautelare urgente a tutela del minore, che prevedesse, in via prudenziale, un ordine di allontanamento e un divieto di avvicinamento del padre alla madre e al proprio piccolo figlio, per tutto il tempo necessario affinché il Tribunale potesse compiere accertamenti più approfonditi sulle capacità genitoriali di entrambi i genitori.
Il padre si è quindi visto costretto a trovare una nuova abitazione in cui recarsi a vivere e si è visto costretto a rinunciare anche solo alla semplice possibilità di avvicinarsi al proprio piccolo se non secondo tempi e modi che sarebbero stati stabiliti dagli Enti incaricati dal Tribunale stesso, vale a dire gli assistenti sociali.
Ha preso così avvio un procedimento d’ufficio presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia che è durato più di un anno, nel corso del quale il padre ha potuto frequentare il giovanissimo figlio solamente tramite incontri protetti alla presenza di una educatrice; incontri svoltisi prima per 1 sola ora a settimana e successivamente ampliati sempre più col passare del tempo, verificate le effettive capacità e collaborazione del padre del piccolo.
Grazie alla intermediazione compiuta dai legali, che hanno saputo creare con il proprio assistito un rapporto di fiducia e collaborazione in grado di metterlo in condizione di condurre al meglio il proprio percorso con gli Enti incaricati dal Tribunale, dopo un anno di attività gli assistenti sociali hanno accertato che il padre del piccolo, seppur affetto da ludopatia, per la quale egli stesso si è sottoposto spontaneamente a cura, era ed è persona perfettamente in grado di svolgere il proprio ruolo di genitore.
Grazie ad un paziente lavoro di squadra, gli avvocati Laura Girelli e Valeria Crivillaro sono quindi riuscite ad ottenere da parte del Tribunale un decreto – del quale si pubblica solo un estratto per motivi di privacy ed in considerazione della particolare delicatezza della materia trattata – nel quale vengono revocati i divieti di avvicinamento e viene riconosciuta la piena capacità genitoriale del padre nei confronti del proprio figlio.
Il Tribunale, in accoglimento di quanto sostenuto dagli avvocati Laura Girelli e Valeria Crivillaro, ha riconosciuto che il padre, ha dimostrato collaborazione e pacatezza nelle relazioni con gli Enti e buona capacità di relazione con il proprio piccolo figlio; ha altresì dimostrato responsabilità e grande forza di volontà nella misura in cui si è impegnato nel percorso di cura per la ludopatia e, dal punto di vista economico – lavorativo, ha sempre versato regolarmente e spontaneamente alla compagna un assegno mensile per contribuire al mantenimento del loro figlio, dapprima girando una quota del proprio assegno di disoccupazione e successivamente dimostrando di aver trovato un lavoro stabile e un appartamento adeguato alle esigenze sue e del piccolo, che ora potrà finalmente tornare a frequentare con sempre maggiore libertà e autonomia.
A tal riguardo gli avvocati Girelli e Crivillaro stanno già lavorando, insieme al proprio assistito, per depositare, questa volta presso il Tribunale Ordinario, un ricorso per la regolamentazione libera dei diritti di visita padre – figlio, a tutela, soprattutto, del diritto alla bigenitorialità del giovanissimo figlio del loro cliente. Diritto che sino ad ora è stato fortemente compresso a causa di segnalazioni e denunce la cui fondatezza risulta oggi messa in discussione dalle risultanze probatorie emerse nel corso del procedimento condotto presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia, che si valuterà l’opportunità di far valere in separate sedi.
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