Chi paga la casa in affitto in caso di separazione?

 

In caso di separazione tra coniugi, la prima preoccupazione più ricorrente riguarda gli aspetti economici, poi seguono tutti gli altri. La legge, in tal senso, risulta essere chiara nell’affermare che l’immobile familiare, luogo di svolgimento della varie attività familiari, viene assegnato al coniuge con cui vanno a vivere i figli. Discorso diverso, invece, va fatto per chi deve pagarne l’affitto. Questo non perché vi sia un vuoto normativo, ma semplicemente è banale che le spese ricadano sul soggetto che usufruirà del bene. Il pagamento dei canoni locativi, però, terrà conto della valutazione del giudice sulla base delle possibilità economiche del coniuge che godrà del bene. Il giudice, infatti, potrà in base alle capacità economiche del coniuge, liquidare l’importo a carico dell’ex andando a sommarlo all’assegno di mantenimento.

La questione appena citata è stata trattata con la sentenza n.19367/2018 del Tribunale di Roma.

Assegnazione casa coniugale-Casa “in affitto”

A prescindere dal fatto che l’immobile sia di proprietà o in locazione, i coniugi che si separano avendo dei figli, sia che essi siano minorenni o maggiorenni ma non economicamente autosufficienti, la casa viene assegnata, da parte del giudice, generalmente al coniuge con cui vanno a vivere i figli.

Questa visione è caratterizzata dal fatto di volere tutelare la prole, dunque non può essere interpretata come una misura di tipo assistenziale.

Per la tanto discussa casa coniugale, essa fa riferimento a quel luogo ove la coppia ha sempre vissuto, al di là del fatto di chi sia il proprietario. Essa è il luogo di abituale e normale convivenza di tutto il nucleo familiare. Dunque, non può certamente definirsi casa coniugale “la seconda casa” di proprietà di uno dei due coniugi o di entrambi.

Naturalmente quando l’immobile viene assegnato dal giudice, oltre la “casa familiare” in sé, nell’assegnazione sono compresi i mobili, gli elettrodomestici e tutti gli altri arredi.

Le regole sopra citate valgono pure nella fattispecie di casa “in affitto”. Il giudice, quindi, nella sentenza di separazione assegnerà la casa al coniuge con cui andranno a vivere i figli, proprio per tutelare questi ultimi.

E’ chiaro che, tutte queste regole, valgono qualora i coniugi tra di loro non trovano nessun accordo in merito alla spartizione dei beni in corso di separazione.

Nel caso, invece, di separazione consensuale i coniugi potranno offrire le soluzioni a loro più congeniali al giudice, purché tali soluzioni non vadano ad intaccare qualsivoglia interesse della prole.

Chi paga la casa in affitto

La legge dispone che, di norma, le spese collegate all’immobile di proprietà del marito, siano a carico del coniuge a cui l’immobile viene assegnato, ergo di prassi alla moglie. La disponibilità dell’immobile, per il coniuge a cui viene assegnato, è sicuramente un indice che permette al coniuge in questione di non dover pagare l’affitto e di far sì per l’altro coniuge di veder ridotto l’assegno di mantenimento verso il coniuge che gode dell’immobile familiare.

Nel caso dell’immobile in locazione, invece, il discorso è diverso. Non c’è una norma che obblighi il marito, cui solitamente non viene assegnato l’immobile e che pagava i canoni di locazione, a dover continuare a pagare i canoni stessi, ma di ciò il giudice ne terrà conto sempre ai fini dell’assegno di mantenimento. Per la moglie vi sarà comunque l’obbligo al pagamento dei canoni locativi, in quanto per lei l’assegnazione dell’immobile non implica un arricchimento ma semplicemente una maggiore comodità in termini logistici.

Nel caso in cui una coppia abbia vissuto in un appartamento il cui affitto ammontava a € 700 mensili, ma l’ex moglie risulta disoccupata, il mantenimento che andrà a versarle il marito non potrà di certo essere inferiore alla cifra di € 700.

Nel caso limite di ex moglie cinquantenne che non abbia mai contribuito al patrimonio familiare risultando sempre disoccupata e con la mansione di casalinga, quest’ultima, ormai, non potrà più procurarsi una posizione lavorativa. Dunque considerato che, la casa ex coniugale non è di proprietà spetterà al marito pagare i canoni locativi dell’immobile assegnato alla moglie. Ciò è quanto emerge dalla sentenza richiamata in apertura del Tribunale di Roma. In merito le Sezioni unite della Cassazione hanno affermato che l’assegno divorzile serve anche a riequilibrare le sorti di una coppia ove lei non abbia mai lavorato e rinunciato a qualsivoglia tipo di carriera lavorativa per dedicarsi agli affari familiari e domestici, mentre lui si è potuto occupare in toto della sua carriera lavorativa.

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4 commenti

  1. Maurizio in 16/08/2022 il 18:47

    Buongiorno volevo sapere se è giusto che k mia ex. Compagna paga l’affitto di casa sua nn accontentando le esigenze dei figli
    Premetto che lavora. In nero e percepisce reddito di cittadinanza o naspi
    Grazie



  2. Petunia in 07/10/2022 il 19:32

    Casa presa in affitto da un anno, canone 950 al mese ,lui paga l’affitto perchè ha la sola pensione e piú di quello non può.
    Io lavoro e guadagno 36.000 euro l’anno figli ultra maggiorenni uno ancora in casa ma autonomo economicamente.
    Come faccia a separarsi se lascio mio marito senza risorse economiche.
    Nome posso permettermi di pagargli un mantenimento perchè devo trovarmi un’altra casa.
    Sono si sperata ho tirato avanti anni ma ora o ci spariamo o muoio.



  3. MARIA in 04/03/2024 il 19:18

    Ho letto il suo articolo e desideravo sapere se la questione dell’assegnazione della casa in affitto per la tutela della prole è applicabile anche a situazioni di genitori separati e non sposati, con il figlio che rimane con la madre. Dopo 12 anni di separazione, durante i quali il padre ha rifiutato di firmare il ricorso e di contribuire agli alimenti, preferendo invece effettuare i pagamenti dell’affitto e delle bollette mantenendo la residenza nella casa, dichiarandola come sua finché continua a provvedere ai pagamenti, utilizzando minacce esplicite e imponendo il divieto di far entrare chiunque altro in “casa sua”, ora il padre si rivolge agli avvocati con la richiesta di pagare soli 300 euro per gli alimenti e di lasciare perdere tutto il resto. Questa richiesta è scattata dopo che il ragazzo, ora quindicenne, ha deciso di interrompere ogni contatto con il padre a causa di continui atti pregiudizievoli nei suoi confronti protrattisi per anni.



  4. Elena in 18/03/2024 il 17:41

    Buonasera volevo sapere i miei diritti come madre rumena separata in casa ,padre Italiano figlio 14 anni ,io malata di tumore senza lavoro invalida lui paga affitto e lavora



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