Bambino di sei anni strappato ai genitori: non possiamo far finta di niente
Un bimbo di 6 anni il 17/10/2018 è stato allontanato coattivamente dai propri genitori, mediante prelievo forzoso a scuola, all’insaputa dei genitori stessi, da parte di un assistente sociale accompagnata da poliziotti in borghese col compito di dare esecuzione ad un terrificante e più che opinabile provvedimento del Tribunale di Cremona.
Tale provvedimento ha colpito due genitori “normali” che non vivono in contesti disagiati, ma che stanno vivendo una separazione particolarmente conflittuale nella quale il piccolo ha più volte con forza espresso la volontà di stare con il padre, per via delle difficoltà ad instaurare un rapporto sereno con la madre. Volontà che, ad ogni buon conto, ad oggi nulla ha significato per il Tribunale di Cremona, che si è determinato ad emanare un provvedimento che contiene una misura di intervento estrema e residuale, dalle conseguenze imprevedibili sulla psiche di bambini come il piccolo che chiamerò Luigi (nome di fantasia).
Sabato insieme a Sara Girelli, a sostegno del padre del piccolo, ho assistito ad una conferenza stampa tenutasi proprio per sensibilizzare gli operatori su un tema così delicato: l’allontanamento coatto è la vera soluzione? Porta davvero benefici al minore e al rapporto con i genitori? Francamente a mio modesto parere no. E se siamo di fronte ad un provvedimento sbagliato, come avvocati dello Studio Legale Girelli, ci sentiamo in dovere di fare qualcosa e di denunciare questa ingiustizia alla pubblica opinione e, sussistendone i presupposti, alla pubblica autorità perché è giusto che ognuno si prenda la responsabilità delle proprie azioni.
Questo bambino di soli 6 anni da 10 notti dorme in casa di sconosciuti senza la possibilità di sentire nè vedere il padre a cui è sempre stato molto affezionato, come rilevato da tutti gli operatori chiamati in causa dal Tribunale di Cremona, potendo semmai avere solo rari e controllati contatti esclusivamente telefonici con la madre con la quale tuttavia non ha mai instaurato un rapporto sereno. Strappato a tutti i suoi amici, sospeso dal suo percorso scolastico appena iniziato, distolto con violenza dal proprio contesto familiare e sociale per il solo fatto di aver “osato” confidare a degli adulti il proprio disagio a stare con la mamma e di voler stare solo con il proprio papà. E tutto questo con quali conseguenze sulla sua salute? Davvero non potevano essere prescritte soluzioni meno traumatizzanti per lui? Può chiamarsi giustizia questa? Chiunque volesse prestare il proprio aiuto mi contatti in privato.
Avvocato Laura Girelli